Sicuri in Montagna. I consigli di Giampiero Lacchè, Istruttore del Soccorso Alpino



Il tema della sicurezza viene troppo spesso tralasciato quando si parla di attività in ambiente montano: ad esempio un servizio come il Soccorso Alpino è ancora poco conosciuto nonostante la sua fondamentale importanza.
Abbiamo deciso di affrontare queste tematiche intervistando Giampiero Lacchè, Accompagnatore di Media Montagna e Istruttore del Soccorso Alpino con una lunga esperienza alle spalle. Per capire come limitare al massimo i fattori di rischio, quando rivolgersi ad un professionista della Montagna e come contattare i soccorsi in caso di necessità. Buona lettura.

Giampiero, da quanto tempo fai il soccorritore, da quanto sei istruttore e quanti interventi hai effettuato nella tua carriera?
"Sono entrato nel Soccorso nel 1993 e ho frequentato il corso e poi l'esame di Istruttore negli anni 2000/2001, poi negli anni 2008/2009 sono stato selezionato per il corso di formazione Tecnico Elisoccorso. Non riesco a ricordare il numero degli interventi, ma con buona approssimazione una media di 3/4 all'anno."


Il Soccorso Alpino agisce su tutto il territorio nazionale, puoi spiegarci come è organizzato sul territorio e come è strutturato nelle Marche
"I componenti del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sono concentrati maggiormente nelle vallate alpine, dove i volontari sono organizzati in stazioni locali di Soccorso Alpino. Nella nostra regione, pur avendo una distribuzione abbastanza capillare dei volontari sul territorio, si è scelto di strutturare le stazioni a territorialità provinciale, ovvero ogni provincia ha una sua stazione di Soccorso Alpino, in più è attiva una Stazione Speleo a territorialità regionale. Dunque le Marche hanno in totale 6 stazioni di Soccorso con circa 120 volontari, suddivisi in operatori e tecnici."


Come si entra a far parte del Soccorso Alpino?
"Per entrare a far parte del CNSAS innanzitutto bisogna essere alpinisti, con esperienza su tutti i terreni (roccia, neve, ghiaccio) e in grado di salire vie alpinistiche con difficoltà di IV° su roccia e AD su ghiaccio-misto da primo di cordata, e saper salire e scendere in sicurezza su tutti i tipi di neve con gli sci d’alpinismo. Una volta che ci si è “presentati” si deve passare per una verifica delle capacità di cui sopra, superata la verifica si accede ad un corso di formazione per Operatori Soccorso Alpino (il livello base). Finito il corso c’è un altra verifica per ottenere la qualifica operativa, che una volta ottenuta va mantenuta ogni 3 anni, nel corso dei quali l’Operatore partecipa alla “vita” della stazione di appartenenza (esercitazioni e interventi). Visto che stiamo parlando di una organizzazione che rende un soccorso medicalizzato, all’interno della struttura sono presenti Operatori Sanitari in grado di muoversi sui terreni elencati con il supporto dei componenti della squadra. Per le qualifiche superiori, Tecnico S.A. e Tecnico Elisoccorso, le maglie delle verifiche per l’accesso alla formazione si fanno sempre più strette, e nel caso dei T.E. è previsto un mantenimento ogni 6 mesi, inoltre queste figure diventano responsabili di squadra in caso di intervento e pianificano le esercitazioni periodiche della stazione."



Periodicamente si parla dei costi del Soccorso Alpino e del fatto che in alcuni casi dovrebbe essere “a pagamento”. Qual è la situazione al momento in Italia? Tu cosa ne pensi?
"La situazione è diversa per ogni regione, con alcune che si stanno organizzando con una sorta di ticket da far pagare al malcapitato nel caso non ci sia un’emergenza sanitaria nell'intervento dell'elicottero del SSN 118, ossia non c'è ricovero ospedaliero. Penso che a volte un malcapitato che sbaglia percorso e si trova impossibilitato a scendere o salire, forse anche a causa dell'errata valutazione delle difficoltà dell'escursione, se non viene recuperato entro tempi ragionevolmente brevi può diventare un caso sanitario. Questo "mettere a pagamento" può portare l'utente a non chiamare per non dover pagare, compromettendo la situazione per aver provato a proseguire con le sue forze e capacità. "Colpevolizzare" chi sceglie un’attività fisica in montagna è una sorta di discriminazione verso persone che tengono al loro stato di benessere psico-fisico, infatti è vero che tutti dopo una bella escursione ci sentiamo stanchi, ma anche appagati e "in pace con tutto". Seguendo questo ragionamento perché non far pagare l'intervento della struttura sanitaria anche a chi ha un incidente, automobilistico o di altra natura, per cause dovute a distrazione, alcool, droghe, stanchezza? Si tratta quindi di un terreno molto scivoloso e di un argomento che va affrontato con molta cautela."

Il numero di incidenti nelle montagne marchigiane è in aumento? Quali sono gli interventi che vengono effettuati con maggior frequenza?
"Il numero delle chiamate è in aumento ma gli incidenti più frequenti sono per fortuna di lieve entità, perdita di orientamento, scivolate su sentieri. Con l'aumento dei frequentatori delle gite più classiche, pensiamo ai Laghi di Pilato ad esempio, parecchi chiedono aiuto per sfinimento fisico o disidratazione. Cose banali se prese in tempo, ma che in ambiente di montagna possono aggravarsi nel giro di poche decine di minuti. Un aumento degli interventi si riscontra nel periodo di raccolta funghi, qui le scivolate avvengono principalmente per la cattiva abitudine di utilizzare stivali di gomma invece di scarponi a suola più rigida e gli esiti di queste scivolate sono purtroppo quasi sempre tragici."

Parlando di sicurezza, qual è il maggior fattore di rischio per chi si avvicina alla montagna e  magari è alle prime armi? In alta quota ci si può mai considerare veramente “al sicuro” o l’inesperienza è solo uno dei fattori che possono determinare un incidente?
"Il rischio maggiore è non saper pianificare l'escursione in relazione alle proprie effettive capacità sia tecniche che fisiche, la montagna va capita non conquistata. In alta quota le variabili che intervengono nel corso dell'escursione/scalata aumentano in maniera esponenziale, nessuna escursione può essere mai considerata totalmente sicura e naturalmente tutto è ancor più complicato se si è inesperti o se non si riesce a valutare la situazione. Questo non per colpa della montagna o dell'ambiente in generale, ma per la componente del "fattore umano" che è la sola causa di incidenti: la "fatalità" nel 99% dei casi è solo frutto di una nostra errata valutazione della situazione del momento, solo l'1% può considerarsi vera fatalità."

Qualche consiglio utile per chi va in montagna?
"Senza entrare nel merito dell'attrezzatura, direi che iniziare gradualmente, capire quali sono i propri limiti e saper analizzare le cause che a volte hanno portato ad un insuccesso, o peggio ad un mancato incidente, sono i presupposti affinché il nostro "percorso" in montagna inizi nel modo migliore e duri il più a lungo possibile. Come per chi si avvicina, ad esempio al tennis, è utile affidarsi ad un maestro, un istruttore; nel caso si scelga di frequentare un ambiente difficile (e la montagna è tra i più difficili) è raccomandabile rivolgersi alle strutture che sono "abilitate" e "riconosciute" a organizzare corsi dove apprendere come ridurre i rischi che questi ambienti comportano. Se non ci si sente ancora pronti ad andare da soli ci si può affidare a professionisti del settore (Guide Ambientali, AMM, Guide Alpine, ecc...) che non potranno mai garantire la “sicurezza totale” ma hanno un bagaglio di esperienze e competenze tali da poter effettuare la scelta giusta al momento giusto, anche se l'utente a volte non si accorge nemmeno di tanti piccoli "aggiustamenti" in corso d'opera."




Ricordaci come si contatta il Soccorso Alpino per una richiesta di intervento e quali sono le informazioni utili da fornire.
"Il numero di chiamata è per tutto il territorio nazionale il 118, (in attesa ancora di adeguarsi al numero unico di Emergenza Europeo 112) a cui bisogna spiegare senza esitazioni che ci si trova in ambiente di montagna/impervio e si ha bisogno del Soccorso Alpino. Una volta che l'operatore di centrale ha recepito questo sarà compito suo fare le domande necessarie all'individuazione del problema, che possono riassumersi in: numero delle persone coinvolte, cosa è successo, tipo e natura delle ferite, toponimo della località dove è successo, situazione meteo sul posto, ecc."

Oltre che istruttore del Soccorso Alpino sei anche Accompagnatore di Media Montagna e vivi la montagna da anni a 360°. Qual è il tuo ricordo più bello o l’esperienza che ti ha segnato maggiormente?
"Sicuramente gli anni della formazione a questa professione sono stati i più importanti, ed ho avuto la fortuna di viverli insieme a persone eccezionali, sia dal punto di visto tecnico che umano. Su tutti il mio ricordo va all'indimenticabile Tiziano Cantalamessa, Guida Alpina di Ascoli, purtroppo scomparso troppo presto a causa di un incidente mentre lavorava al consolidamento di una parete rocciosa. A volte penso che se ci fosse maggior riconoscimento da parte di tutti verso le persone che scelgono di diventare Guide o Accompagnatori di Montagna, Tiziano non avrebbe avuto bisogno di fare quel lavoro e sarebbe ancora tra di noi a trasmettere la sua grande passione e carica umana, oltre alle sue abilità tecniche."




 

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